Da Avvenire del 11 Giugno 2011

DRO (TRENTO)  DIEGO ANDREATTA

La loro malattia è ancora  «dimenticata» dal sistema  sanitario nazionale al  punto che devono ricorrere a  onerose terapie all’estero, ma  migliaia di persone affette dal  linfedema primario possono  ora intravedere una speranza  concreta e ravvicinata.

Si è aperto in Trentino, negli  ambulatori messi a disposizione dal comune  di Dro, il primo centro al quale potranno riferirsi  questi malati da tutt’Italia (impossibile una stima,  ma sono almeno 3mila): potranno ottenere  attraverso il test genetico una diagnosi e una consulenza  mirata, grazie all’inedita collaborazione  fra tre realtà cattoliche di punta in questa frontiera  delle malattie genetiche: la Casa Sollievo della  Sofferenza di San Giovanni  Rotondo, l’Ospedale San Giovanni  Battista di Roma dell’Ordine  di Malta e l’associazione  internazionale MAGI che da dieci anni nei laboratori  trentini di Rovereto (con centri  anche a Bruxelles e Tirana)  ha colto risultati entusiasmanti  nelle diagnosi delle malattie  rare, come la distrofia retinica.

«Siamo ad una svolta storica nella lotta al linfedema  primario», annunciava ieri ai colleghi di  undici diverse regioni italiane il genetista coordinatore  Matteo Bertelli, presidente di MAGI Onlus,  documentando la prima casistica di oltre 200  malati di linfedema primario e gli esiti promettenti  del progetto avviato dieci mesi fa e premiato  pochi giorni fa dalla Società Europea di Linfologia a Varsavia: «La genetica apre grandi possibilità  anche a noi linfologi – spiega il professor  Sandro Michelini, partner del progetto italiano  e vicepresidente europeo della Società – e l’obiettivo  è di arrivare attraverso il test genetico ad  una diagnosi sempre più precisa per i nostri ammalati  fin da piccoli e all’individuazione di farmaci  che possano migliorare sensibilmente le loro  condizioni di vita, anche di chi è affetto da linfedema  secondario».

 

L’arcivescovo di Trento Luigi Bressan, benedicendo  il nuovo centro, ha intravisto in questo progetto  d’avanguardia la passione per l’uomo che  anima la ricerca medica cattolica fin dal medioevo  e ha sottolineato il lavoro di rete fra varie realtà  cattoliche del Nord, Centro e Sud Italia. «A guidarci  è il desiderio di umanizzare la sanità – sottolineava  Leonardo D’Agruma, genetista salito da  San Giovanni Rotondo – riconoscendo il volto di  Cristo in quanti sono affetti da queste malattie  rare».

 

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