Dalle relazioni presentate al Congresso emerge come il linfedema sia ormai da considerare una malattia del connettivo, una vera e propria interstiziopatia, non solo un sintomo quindi (edema), questo a causa della naturale reazione fibrotica del connettivo sottocutaneo e del derma. La terapia decongestiva resta il primo obiettivo, il secondo obiettivo resta il mantenimento della decongestione, il terzo obiettivo diventa la lotta alla fibrosi connettivale, intervenendo sul naturale e fisiologico rimodellamento del connettivo.
Per quanto riguarda la genetica è emerso che questa disciplina potrebbe avere un’importanza non trascurabile anche nei linfedemi secondari, nel senso che questi si potrebbero manifestare con più facilità in presenza di una predisposizione genetica, ossia di una fragilità del sistema linfatico geneticamente determinata. E’ stata ribadita all’unanimità la necessità della presa in carico del paziente disabile portatore di linfedema da parte di un team particolarmente formato in riabilitazione flebolinfologica che ponga però la persona al centro del progetto riabilitativo. Con la speranza che la ricerca scientifica percorra strade rivolte al miglioramento delle cure per i malati con linfedema, attendiamo la fine del primo step dello studio genetico in corso per ottenere e mostrare, il prossimo autunno, al Congresso di Pavia “Flebologia, Linfologia e Riabilitazione”, ulteriori risultati e ulteriori entusiasmi.
Domenico Corda